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i promesi sposi

i promessi sposi

Il lavoro qui rappresentato nasce dalla convinzione che l’ampliamento della cultura può essere trasmesso ai più piccoli anche attraverso lo studio di opere di grande spessore letterario, se queste vengono rese affascinanti e comprensibili attraverso linguaggi non stereotipati e alla portata della loro età. Inoltre il bisogno sempre più urgente e puntuale di trasmettere conoscenze, saperi, valori forti alle giovani  generazioni, ci impone la ricerca continua di nuove strategie didattiche che abbiano massima incisività e siano accattivanti per gli alunni.

Il fumetto, si sa, per eccellenza è la forma linguistica più immediata e gradita ai bambini. Esso permette loro di  esprimersi attraverso vari linguaggi ricostruendo trame, ambienti, dialoghi nel classico percorso dello story board  che li diverte come e più di un gioco. Nel contempo però, così facendo, i piccoli lettori si calano, quasi inconsapevolmente, nel contesto del romanzo, cogliendone l’essenza letteraria, storica, etica, sociale.

E’ questo lo spirito col quale il percorso di apprendimento è stato proposto in classe.
L’opera scelta, “I Promessi Sposi” del Manzoni, è sicuramente insolita nella prassi della didattica della Scuola Primaria, ma per il fascino della trama, per le situazioni a volte grottesche, per lo spirito anche avventuroso di alcune scene rocambolesche, per le storie personali ricche di introspezione, quasi una soap opera del passato, si è prestata alla libera interpretazione dei bambini che sono stati capaci di rielaborare, con disegni e dialoghi, la storia.

Il laboratorio linguistico ha seguito varie fasi: lettura in classe del romanzo da parte dell’insegnante; analisi caratteriale dei personaggi principali; ipotesi di soluzioni diverse per le varie vicende; rielaborazione al computer di bozze delle illustrazioni per l'edizione de "I Promessi sposi" del 1840 di Gogin; ricerca dei colori adatti per illustrare più fedelmente possibile l’abbigliamento del tempo; individuazione delle parti del romanzo relative a fatti storici; differenza tra fabula e storiografia; rielaborazione dei dialoghi; ricerca e interpretazione delle tante similitudini di cui il romanzo è ricco.     Numerose, inoltre, sono state le verifiche in itinere e le ricerche su fatti e personaggi storici.

Il risultato finale è questo libro che racchiude in sé tutta l’originalità dei bambini; il loro mondo fantastico e reale, il loro impegno e il loro entusiasmo, la forza e il coraggio di cimentarsi in un progetto così ambizioso, la loro grandezza.
La lettura delle bellissime pagine illustrate favorirà, speriamo, un momento di riflessione su quello che è il mondo dei più piccoli, un mondo ricco di potenzialità e sensibilità troppo spesso sottovalutate, trascurate, dimenticate.
Si ringrazia per la preziosa collaborazione l’ins. Patrizia Esposito e la dott.ssa Valentina Nappo.

                                                                                                      Isabella Veronica Gallo

Chiunque, senza esser pregato, s'intromette a rifar l'opera altrui, s'espone a rendere uno stretto conto della sua, e ne contrae in certo modo l'obbligazione: è questa una regola di fatto e di diritto, alla quale non pretendiam punto di sottrarci. Anzi, per conformarci ad essa di buon grado, avevam proposto di dar qui minutamente ragione del modo di scrivere da noi tenuto; e, a questo fine, siamo andati, per tutto il tempo del lavoro, cercando d'indovinare le critiche possibili e contingenti, con intenzione di ribatterle tutte anticipatamente. Né in questo sarebbe stata la difficoltà; giacché (dobbiam dirlo a onor del vero) non ci si presentò alla mente una critica, che non le venisse insieme una risposta trionfante, di quelle risposte che, non dico risolvon le questioni, ma le mutano. Spesso anche, mettendo due critiche alle mani tra loro, le facevam battere l'una dall'altra; o, esaminandole ben a fondo, riscontrandole attentamente, riuscivamo a scoprire e a mostrare che, così opposte in apparenza, eran però d'uno stesso genere, nascevan tutt'e due dal non badare ai fatti e ai principi su cui il giudizio doveva esser fondato; e, messele, con loro gran sorpresa, insieme, le mandavamo insieme a spasso. Non ci sarebbe mai stato autore che provasse così ad evidenza d'aver fatto bene. Ma che? quando siamo stati al punto di raccapezzar tutte le dette obiezioni e risposte, per disporle con qualche ordine, misericordia! venivano a fare un libro. Veduta la qual cosa, abbiam messo da parte il pensiero, per due ragioni che il lettore troverà certamente buone: la prima, che un libro impiegato a giustificarne un altro, anzi lo stile d'un altro, potrebbe parer cosa ridicola: la seconda, che di libri basta uno per volta, quando non è d'avanzo.” (Alessandro Manzoni — introduzione ai Promessi Sposi

 

 




 

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